martedì 21 giugno 2011

Il calcio nelle capitali europee: PARTE 1

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Articolo di Antonio Zago

Le capitali europee sono anche le capitali del calcio continentale?
Per rispondere a questa domanda cerchiamo di analizzare la realtà delle capitali delle maggiori nazioni “pallonare” d’Europa.



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Londra è la metropoli europea per antonomasia, è la capitale della Gran Bretagna, è una città multi etnica, ma è anche una città “pallonara”, numerose formazioni alla Premier League inglese sono squadre della capitale.
Nella prossima stagione, la città di sua Maestà darà alla Premier League cinque formazioni: ci saranno le tradizionali quattro big Arsenal, Chelsea, Fulham, Tottenham Hotspur oltre al Q.P.R. di Flavio Briatore, che andrà a sostituire il retrocesso West Ham. Cinque squadre sono in Premier League, ma in assoluto Londra conta 13 squadre professionistiche, che con alterne fortune hanno avuto gloria e fama.
A differenza di quanto si può pensare Londra non detiene il record di formazioni professionistiche a livello calcistico, perché la “vera capitale del calcio” è Istanbul con ben 18 squadre professionistiche di cui 5 nella massima serie! Londra offre un livello qualitativo nettamente superiore tanto da renderla la capitale delle capitali calcistiche europee.
La prima squadra di Londra, nonché terza in Inghilterra, per numero di trofei e di tifosi è l’Arsenal. Club fondato nel 1886 da operai di una fabbrica del nord della capitale, che detiene attualmente alcuni record storici, in primis la più lunga permanenza in First Division / Premier  League, che dura ininterrottamente senza retrocessioni dalla stagione 1919-1920, poi il maggior numero di incontri senza sconfitte nella storia della Premier League e del calcio inglese moderno, 49 partite senza mai perdere, ed inoltre è stata la prima squadra dal 1890 a finire un campionato senza alcuna sconfitta!
L’Arsenal che inizialmente trovava proprio nella classe operaia il nocciolo duro del suo tifo, oggi è la squadra con il tifo più multietnico tra quelle londinesi, tanto che più del dieci percento dei suoi tifosi è di colore e quasi il trenta percento non è di origine londinese. Dalla nascita della Premier ad oggi, fra le squadre londinesi, i gunners sono indubbiamente quella che più costantemente è presente nella lotta per le posizioni di vertice.
Negli ultimi anni, si è inserito nel novero delle grandi d’Inghilterra e del mondo anche il Chelsea, altra squadra londinese, che nell’ultimo quindicennio è salita alla ribalta sia a livello nazionale che internazionale; soprattutto dopo le vittorie di fine anni 90 e l’acquisto da parte del multimiliardario russo Abramovic.
I blues, come sono comunemente chiamati, nacquero così come l’Arsenal, all’interno di una fabbrica nel centrale quartiere di Fulham, nel 1905. La scelta del nome Chelsea, quartiere limitrofo a quello di Fulham sede del Club, fu fatta dagli allora fondatori proprio perché già esisteva una squadra che giocava nel borough di Hammersmith & Fulham, usando Fulham come nome del club. Prima dei fasti dell’ultimo periodo storico, il Chelsea era salito alle ribalte internazionali a cavallo tra gli anni 70 e 80 per il problema hooligan, infatti nelle file della tifoseria inglese vi era una delle firm più violente e politicamente estreme, gli haedhunters.
Altra delle peculiarità di questo club è che, fin dal primo incontro nel 1905, ha sempre giocato nello stesso stadio tutte le partite casalinghe lo Standford Bridge, stadio che negli anni ha subito numerose modifiche fino alla moderna e attuale conformazione che, di fatto, lo rende uno dei più bei “templi” calcistici dell’Inghilterra e di Londra e soprattutto uno dei più intrisi di storia, assieme al vicino Craven Cottage proprio degli acerrimi rivali del Fulham.
Il club del Fulham, oggi di proprietà di Mohamed Al-Fayed è la più antica squadra di Londra, la sua fondazione risale, infatti, al 1879, ma a differenza di quanto spesso accadde in quel periodo storico non fu costituita da operai bensì da membri della chiesa d’Inghilterra.
Il Fulham nella sua storia calcistica non ha mai ottenuto importanti successi sportivi, non arrivando mai oltre il quinto posto in Premier League, nonostante questo ha comunque una nutrita schiera di tifosi, anche e soprattutto fra i vip londinesi. Nemmeno a livello europeo è andata meglio se si esclude il grande risultato raggiunto la stagione scorsa con la finale di Europa League.
Sempre nel centro di Londra, nel medesimo quartiere di Chelsea e Fulham, troviamo il neopromosso QPR (Queen’s Park Rangers), squadra di proprietà del trio Briatore – Ecclestone – Mittal, che dopo i primi anni di difficoltà finalmente sono riusciti a riportare in Premier League, a distanza di quindi anni dalla sua ultima apparizione. Il Q.P.R. fondato nel 1882, anche se la data non è certa, fu figlio della fusione di alcune società calcistiche preesistenti, che si unirono sotto la guida di un reverendo, operante nel centro di Londra precisamente nella chiesa di St. Jude. Il nome del club è legato alla provenienza da Queen’s Park della maggior parte dei giocatori all’inizio della sua storia calcistica. Il club ha più volte rischiato di scomparire, perché i vari proprietari hanno tentato di fonderlo con altre società londinesi. Una volta si rischiò addirittura la sommossa dei tifosi quando, nel 1987 il presidente Marler Eastes tentò di fondere la squadra con gli storici rivali del Fulham.  Se QPR è la novità “londinese” per la prossima stagione di Premier League, il Tottenham è senza dubbio una grande conferma, dopo la fantastica scorsa stagione che l’ha portato a partecipare alla Champions League. La squadra degli spurs era con l’Arsenal, prima dell’avvento dell’era Abramovic a Chelsea, quella che poteva vantare il maggior numero di tifosi oltre manica, ma soprattutto è la squadra londinese ad aver vinto di più a livello europeo. Infatti, ha nella sua bacheca una Coppa delle Coppe e due Coppe UEFA, oltre a due titoli nazionali, otto coppe nazionali, quattro coppe di lega e sette Charity/Community Shield. I lilywhites, fondati nel 1882 da alcuni studenti di grammatica dell’All Hallows Church, hanno da sempre la loro sede nel quartiere di Tottenham a nord di Londra e dando vita con l’Arsenal ad uno dei derby più sentiti dell’intera città, ovvero, il North London Derby.
Nonostante questo sia uno dei derby più attesi dai tifosi, non si sono mai verificati grandi scontri al di fuori del terreno di gioco, cosa che certamente non si può dire per l’East London Derby tra West Ham United e Millwall. Queste due formazioni sono note più che per i loro risultati sportivi, per la connotazione particolarmente aggressiva delle loro storiche firm, ma anche degli attuali tifosi.
Il West Ham United è retrocesso quest’anno in Championship, dopo sei anni consecutivi di Premier League, e tornerà quindi a giocare proprio il derby dell’East di Londra. Gli hammers fondati nel 1895 come club per il dopo lavoro, solo nel 1900 hanno giocato la loro prima partita ufficiale, da allora, il momento di massima gloria fu sicuramente quello a cavallo tra gli anni 60 e 70, nei quali la squadra londinese vinse anche una Coppa delle Coppe e arrivò nuovamente in finale l’anno successivo. Quella squadra fornì alla nazionale inglese il trio Geoff Hurst, Martin Peters, Bobby Moore decisivo nella partita di finale, come nelle altre partite, della coppa del Mondo del 1966 vinta proprio dall’Inghilterra padrona di casa. Al termine di questo periodo di “splendore” il club è tornato in un limbo di mediocrità ed è salito nuovamente alla ribalta internazionale solo per la famigerata I.C.F., ovvero, la loro firm più nota ed una delle più conosciute nel panorama degli hooligan del decennio 70-80. Tornando a lati prettamente calcistici, altrettanto nota è l’accademia degli hummers, che da sempre è uno dei migliori vivai dell’intera Inghilterra, capace di scovare campioni del calibro di Bobby Moore, Geoff Hurst, Martin Peters, Trevor Brooking, Harry Redknapp, Tony Cottee, Paul Ince, Rio Ferdinand, Frank Lampard, Joe Cole, Glen Johnson, Michael Carrick e Jermain Defoe e molti altri. Peraltro, il West Ham, nonostante non sia sicuramente la squadra più vincente di Inghilterra, vanta numerosi tifosi vip fra cui si vocifera addirittura l’attuale presidente degli U.S.A. Barack Obama, oltre ai certi Keira Knightley e al bassista Steve Harris.
Sicuramente non ha una tifoseria così vip il Millwall che invece, come il West Ham, ha tra le sue fila una nota e violenta firm, i Millwall Bushwackers, creatori del tristemente famoso Millwall brick, ovvero una sorta di manganello fatto con carta di giornale. La squadra portuale dei Lions fondata nel 1885 ha quasi sempre militato nelle divisioni minori inglesi e solo due volte è riuscita a raggiungere l’allora First Division. Non molto meglio è andata a livello di coppe nazionali, solo nel 2004 ha clamorosamente raggiunto la finale della F.A. Cup pur militando in Championship, perdendo poi in finale con il Manchester United. La lotta fra tifosi del Tamigi (Millwall v.s. West Ham ) è nata probabilmente nel dopo uno sciopero nel 1926, e da allora ha sempre visto in ogni sfida cruenti scontri tra le formazioni di tifosi rivali soprattutto fuori dallo stadio. L’ultimo episodio risale all’agosto 2009, in quella data si sono rivisti scontri dentro lo stadio dopo oltre un decennio e violenze fuori dallo stadio come non si vedevano dagli anni 80, che hanno portato anche al ferimento grave di un tifoso, accoltellato durante i contatti fra le opposte tifoserie, e a numerosi altri feriti lievi. 
Continuando il nostro viaggio fra le squadre di Londra incontriamo il Crystal Palace, con sede in zona Hill Park, fondato nel 1905, ha visto i suoi momenti di gloria nei primi anni novanta con una finale di F.A. CUP e un terzo posto in First Division, da allora il Palace non è più riuscito a tornare a quei livelli, anzi è via via peggiorato retrocedendo nelle categorie minori. Il Crystal Palace, come le altre squadre londinesi, ha delle rivalità più spiccate con il Millwall, in virtù del rapporto tra quartieri di periferia e zona centrale, e la strana rivalità con il Brighton & Hove Albion dovuta ad una retrocessione in terza divisione.
Le altre squadre della capitale sono il Brentford football club fondato nel 1889 ma il cui livello calcistico non è mai stato elevato tanto che solo una volta nel lontano 1935 riuscì ad arrivare in First Division. Troviamo poi il Charlton Athletic, che nonostante sia un club storico di Londra, a causa delle numerose difficoltà economiche dal 1985, ha più volte dovuto giocare le partire casalinghe in stadi di altre società. Oggi dopo una mobilitazione pubblica con la raccolta di migliaia di firme, lo stadio storico del Charlton Athletic, il “the Valley” finalmente è tornato, dopo un lungo restauro, ad essere usato e i suoi tifosi possono ora esultare per una ritrovata serenità anche economica della squadra.
A Londra poi troviamo il Leyton Orient football club, squadra storica dell’omonimo quartiere ma che non ha mai avuto grosse glorie sportive raggiungendo solo una volta la massima divisione nella stagione 1962-1963, per poi ritornare a giocare in seconda o terza divisione.       
Sempre militante nelle serie minori ci sono altre tre formazioni il Barnet FC, il Degenham & Redbridge f.c. e il Wimbledon A.F.C., questi ultimi due sono di recente formazione rispettivamente 1992 e 2002, ma stanno rapidamente scalando le classifiche sia delle varie divisioni minori sia per quel che concerne il numero di tifosi e la visibilità. Lasciando la città di sua maestà e proseguendo il nostro viaggio fra le capitali europee del pallone, notiamo che se Londra è notoriamente una città che offre alla Premier molti club, la vera novità della stagione prossima sarà però la presenza di ben 4 squadre della Cominudad de Madrid nella Liga, un record assoluto, che difficilmente sarà battuto in futuro.

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L’anno prossimo troveremo in Liga Real Madrid, Atletico Madrid, Getafe e Rayo Vallecano pronti a difendere l’orgoglio della capitale spagnola. La realtà di Madrid è molto diversa sia da quella londinese che da quella turca. A Londra e Istanbul spesso i club professionistici sono legati ai propri tifosi o per la localizzazione nei quartieri o per l’estrazione sociale, dividendosi più o meno equamente gli stessi, a Madrid non è così Atletico Madrid e soprattutto Real Madrid la fanno da padroni catalizzando la maggioranza degli appassionati, in virtù dei risultati raggiunti e di un potere mediatico finanziario immenso. Le altre due squadre madrilene sono invece realtà molto piccole e diametralmente opposte tra loro sotto tutti i punti di vista.
Per parlare del Real Madrid non basterebbe un’enciclopedia! La squadra più tifata della capitale, la più ricca al mondo, la più vincente di Spagna, quella con più Coppe dei Campioni – Champions League vinte, società che ha scritto pagine epiche nella storia del calcio.
La storia e i trofei parlano per il Real Madrid, tutto il resto è mito. La squadra fondata nel 1902, solo nel 1920 riceve la benedizione del Re e diventa Real Madrid, però la vera svolta storica del Real si ha con la presidenza di Santiago Bernabeu, prima di lui solo due titoli nazionali e alcune Coppe di Spagna, lui in 35 anni di presidenza ha vinto 16 titoli di Spagna di cui 5 consecutivi, 6 Coppe di Spagna, più 6 Coppe dei Campioni, 5 consecutive, una coppa intercontinentale e svariate coppe minori. Dopo di lui il Real Madrid ha continuato a vincere e in alcuni casi a stravincere e tutt’oggi detiene alcuni record sia calcistici che extra calcistici. È il club che detiene la più lunga striscia di imbattibilità casalinga al mondo, per la precisione 121 partite giocate in casa senza mai essere sconfitti dal 1957 al 1965, otto anni!! Da sempre è uno dei club più conosciuti a livello planetario e oggi detiene il titolo come club più ricco al mondo e come club che vende il maggior numero di magliette ufficiali a livello mondiale. Questi sono solo alcuni dei numeri e dei record detenuti dai blancos, ma ciò che sorprende, è l’influenza che hanno avuto alcune scelte fatte dalla società madrilena a livello di calcio mondiale. È stato proprio il Real di Bernabeu a creare la prima multinazionale del calcio, comprando campioni internazionali pur di arrivare ad un livello di gioco nettamente migliore e di dominare in patria e fuori. Lo stesso Bernabeu stanco di dominare, con il suo Real Madrid, la Coppa Latina ideò assieme a Bedrignan e a Sebes l’idea della Coppa dei Campioni, creandola e ponendola sotto il controllo della UEFA, dando così origine alla competizione più importante al mondo a livello di club calcistici.
Dopo la scomparsa del presidente Bernabeu, la squadra ha continuato a vincere, ma sempre a cicli, offrendo alcune annate di altissimo livello alternate ad altre più difficili, fino ai fasti della prima presidenza Perez e di quelli che furono ribattezzati Galatticos, da quel momento in poi il Real Madrid si è trasformato da grande club europeo a potenza economico sportiva mondiale, nonostante nell’ultimo decennio sta subendo l’imperversare del Barça, prima di Rijkard e Ronaldinho e oggi di quello firmato Messi & Guardiola.
Se i blancos sono una leggenda i colchoneros sono una fede! I bianco rossi sono “L’altra squadra di Madrid”,  la terza squadra del paese per titoli vinti dopo Real e Barça e i primi assieme con l’Atletic Bilbao per il calore dei propri tifosi e per il tifo incondizionato! L’Atletico Madrid può vantare nel suo palmares nove titoli di spagna e nove coppe del Re, oltre ad alcuni successi a livello internazionale, 1 coppa delle coppe, 1 Europa League, 1 Supercoppa europea e incredibilmente 1 coppa Intercontinentale, vinta nonostante il club non abbia mai vinto la Coppa Campioni. L’Atletico giocò, infatti, quella edizione della Coppa Intercontinentale in sostituzione dell’allora detentore del massimo trofeo europeo, il Bayern Monaco. La seconda squadra di Madrid ha visto la luce nel 1903 per volontà di alcuni studenti baschi, che studiavano in città, proprio per onorare il Club della loro terra natia, chiamarono la squadra Atletic de Madrid, oggi “castiglianizzato” in Atletico Madrid. L’unione tra il club basco e quello di Madrid fu tale e tanta che nei primi dieci anni di esistenza la squadra della capitale era una vera e propria società satellite di quella basca, solo dalla seconda metà del primo decennio del novecento i colchoneros diventarono un club indipendente. I suoi tifosi dovettero però attendere i primi anni cinquanta per vedere i primi grandi risultati sportivi, con successi in patria e fuori dai confini spagnoli. In quegli anni la sfida fra le due formazioni cittadine raggiunse il massimo a livello tecnico e calcistico, infatti, solo l’Atletico riuscì a spezzare l’egemonia della squadra pigliatutto creata da Santiago Bernabeu. Dopo gli anni 60 l’Atletico ha però vissuto un declino costante fino alla morte del presidente Vincente Calderon, a cui era dedicato lo stadio in cui la squadra giocava le partite casalinghe. La società madrilena ha riconquistato il titolo di spagna nel 1995-1996,  a cui però non hanno fatto seguito altre vittorie, anzi nella stagione 1999-2000 c’è stata la clamorosa retrocessione in Segunda Division. Solo negli ultimi anni l’Atletico è tornato ad avere  un ruolo importante in Spagna e in Europa, con la recente conquista di Europa League e Supercoppa Europea.
Se queste due squadre rappresentano la grande Madrid calcistica, il Rayo Vallecano e il Getafe sono piccole realtà che cercano di emergere nel panorama calcistico spagnolo. Per definirle sinteticamente potremmo rappresentare  il Rayo come “attaccamento e povertà” e il Getafe, come “disinteresse e ricchezza”.
Partiamo dalla neopromossa Rayo Vallencano. Il Rayo è la squadra di Vallecas, “barrio” della capitale spagnola, anzi il “barrio” per antonomasia, come dicono gli Ska-p che lì sono nati.
Vallecas è il quartiere più orgoglioso della sua identità dell’intera Madrid, i suoi abitanti hanno una solidarietà e un senso di appartenenza che difficilmente si ritrova in altri quartieri, non solo di Madrid, ma anche delle grandi metropoli europee e non europee. Il Rayo Vallencano ha, infatti, un sostegno da parte dei propri tifosi che per tutta la stagione riempiendo lo stadio in ogni ordine di posti, seguendo la squadra numerosi anche nelle trasferte. Il Rayo nato nel 1924 ha vissuto stagioni alterne tra la primera e la segunda divisione, e nonostante lo strapotere di Real e Atletico a livello cittadino, ha mantenuto sempre intatta la propria identità, non perdendo mai il sostegno dei propri tifosi anche nei momenti più difficili, sia calcisticamente che economicamente; basti ricordare che lo stadio è quasi sempre sold out anche quando gioca la squadra femminile di calcio (ottomila tifosi per Rayo – Arsenal di Champions femminile!). Dopo anni di sali e scendi tra segunda e tercera division, finalmente nel 1977 il Rayo riuscì per la prima volta ad arrivare in primera division e restandovi per tre anni consecutivi. Il piccolo club madrileno, può forgiarsi dell’onore di aver avuto la prima presidente donna della storia del calcio spagnolo, e nell’ultimo decennio ha assaporato anche il grande calcio europeo, arrivando fino ai quarti della Coppa Uefa nel 2000.
I franjiroios come sono chiamati i giocatori del Rayo, tornano quest’anno nella Liga, e c’arrivano dopo una stagione in cui i giocatori non hanno ricevuto lo stipendio per mesi, con la società a rischio fallimento, l’addio della “presidentessa”, a cui è intitolato lo stadio, Teresa Rivero, il probabile acquisto da parte di un importante imprenditore locale e con una rosa ad onor del vero molto inferiore ad altre squadre della segunda division, ma con un orgoglio e un tifo che in spagna non è secondo a nessuno. Risultato meritato che dopo otto anni di sofferenze permetterà  ai tifosi del Rayo di respirare nuovamente l’aria della Liga e sperando di restarci il più a lungo possibile.
Radicalmente diversa è la realtà del Getafe e di Getafe, comune della Comunidad de Madrid, noto più per il “cerro di Los Angeles” ovvero il centro geografico della Spagna che la squadra di calcio.  Il Getafe è di recente fondazione, è nato, infatti, nel 1983 dalle ceneri del fallito Club Getafe Deportivo e dopo solo vent’anni è arrivato nella Liga con la prima promozione nella stagione 2003-2004.
Ora è da 7 stagioni consecutive in prima divisione ed ha ottenuto già varie qualificazioni in Europa con risultati sorprendenti anche a livello di coppe continentali raggiungendo addirittura i quarti di finale. Nell’aprile del 2011 è stato acquistato dall’emiro Mansur lo stesso proprietario del Manchester City e di Al Jazeera. Questo acquisto fa sognare i tifosi, che per la prima volta sembrano mostrare un vero interesse verso la squadra, dato che finora il Getafe non ha mai avuto un grande appeal nel pubblico locale, tendenzialmente, non si contano, infatti, mai più di 5/7 mila spettatori se non nei derby cittadini e nella sfida al Barça. Sperando che il Rayo eviti il fallimento, l’anno prossimo Madrid sarà il centro della spagna calcistica, i tifosi di Real, Atletico, Rayo e Getafe sperano che il dominio numerico si trasformi in dominio nei risultati sportivi.
Fine prima parte.

Articolo di Antonio Zago
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Articolo di Antonio Zago

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