Articolo di Alessandro Gatti
Quella del Milan è stata un'annata incredibile ed impronosticabile fino al 30 di agosto del 2010. La stagione 2009/2010 era stata piuttosto negativa, solo un ottimo periodo aveva permesso alla squadra di arrivare terza e qualificarsi per la champions league, l'allenatore Leonardo era stato esonerato fra le polemiche, il rapporto con la tifoseria, rotto dopo la cessione di Kakà, si era andato guastando sempre più, tanto che i tifosi parevano schierati totalmente con l'ex allenatore Leonardo. La campagna acquisti estiva procedeva molto a rilento, infatti erano arrivati solamente Papastathopoulos e Boateng dal Genoa ed il trentaquattrenne centrale Yepes. La scelta dell'allenatore era stata lunga e laboriosa, ed alla fine era ricaduta su Massimo Allegri, giovane di ridotta esperienza, panchina d'oro ma esonerato dal Cagliari dopo un pessimo finale di campionato. Oltretutto l'età media della rosa era molto alta e c'era mezza squadra con il contratto in scadenza. Di sicuro non le premesse ideali.
L'ultimo giorno di mercato poi improvvisamente tutto è cambiato e sono arrivati Robinho ed Ibrahimovic. Il primo a dire il vero scaldava molto poco il cuore dei tifosi milanisti, viste alcune stagioni negative, il secondo era reduce da una infinità di vittorie consecutive in campionato, dall'Olanda, con l'Ajax, all'Italia, con Juve prima ed Inter poi, infine al Barcellona, dove prima di rompere definitivamente con allenatore e compagni aveva contribuito alla vittoria della Liga.
A dire il vero l'inizio del campionato non aveva autorizzato troppi entusiasmi. Il proprietario Berlusconi aveva dettato la formazione al tecnico Allegri che pareva eseguire senza discutere e la squadra dopo un inizio eccellente in casa col Lecce aveva mostrato diverse difficoltà restando impantanata nel mezzo della classifica.
Dopo un primo tentativo con il modulo provato più spesso da Leonardo, il 4-3-3, Allegri è tornato al suo caro modulo con il rifinitore dietro le due punte ed ha provato ad far tornare in quel ruolo un Ronaldinho che da anni non giocava più in quel ruolo. Ci sono stati alcuni riscontri positivi, come le buone prestazioni con il Chievo ed il Napoli, ma qualcosa non convinceva. Allegri predicava infatti un calcio fatto di verticalizzazioni ed inserimenti, aveva recuperato in pieno Gattuso mentre Flamini ed Ambrosini correvano e suggerivano passaggi come non accadeva da anni, ma la palla doveva passare per i piedi di troppi registi e spesso l'azione rallentava e stagnava a centrocampo. Troppe teste pensanti, troppi giocatori che tenevano palla prima di farla correre, troppa poca gente che corresse. In difesa poi le cose erano migliorate rispetto alla stagione precedente, ma ancora qualcosa non funzionava. Nesta e Thiago Silva stavano disputando una stagione eccellente, ma era sufficiente un raffreddore ad uno dei due per far traballare la squadra. Dopo vari risultati altalenanti il Milan è arrivato al derby contro l'Inter con mille domande, mille dubbi irrisolti e gli infortuni ad Andrea Pirlo, uno dei pochi insostituibili, e Pato. A quel punto Allegri ha avuto il suo primo colpo d'ala, stravolgendo la squadra e prendendo le prime decisioni davvero coraggiose. Mentre Ronaldinho assisteva alla partita avvolto nel suo piumino comodamente seduto in panchina il Milan si presentava con un centrocampo formato da tre mediani, Gattuso, Ambrosini e Flamini, e Seedorf presentato come regista offensivo dietro le punte. Vicino ad Ibrahimovic veniva schierato un Robinho che stava lentamente recuperando la forma migliore e sembrava disposto al lavoro per la squadra oltre le più rosee previsioni. Non erano molti a credere a questa svolta muscolare da parte della squadra che più di tutte in Italia aveva puntato su tecnica e possesso palla, invece il Milan ha giocato un ottimo derby, impedendo agli avversari di rendersi pericolosi, subendo pochissimo e vincendo grazie ad un rigore trasformato da Ibrahimovic.
Sarebbe stato facile convincersi che questa vittoria era frutto del caso, infatti un centrocampo muscolare e dinamico è adatto soprattutto contro una squadra che giochi con difesa alta, provi a tenere a lungo il possesso palla e cerchi di avvicinarsi alla porta avversaria con la manovra, come era l'Inter di Benitez, ma Allegri non è stato d'accordo ed ha proseguito sulla sua strada, conquistando il primo posto in classifica e tenendolo saldamente nonostante la sconfitta casalinga contro la Roma nell'ultima partita prima della sosta natalizia.
La sosta è stata fondamentale perchè ha certificato il pieno sostegno della dirigenza alla linea dell'allenatore. Ronaldinho è stato ceduto in Brasile ed è stato sostituito con Antonio Cassano, svenduto dalla Sampdoria dopo la rottura con il presidente Garrone, poi uno dopo l'altro sono arrivati giocatori funzionali al nuovo modulo, come il laterale sinistro olandese Urby Emanuelson dall'Ajax, l'esperto difensore Legrottaglie ed il giovane terzino spagnolo Didac Vilà. L'acquisto fondamentale è stato però quello dell'esperto centrocampista Olandese Van Bommel, scaricato dal connazionale Van Gaal, allenatore del Bayern Monaco.
A questo punto era chiaro che la società stava appoggiando totalmente Allegri e la rosa stava diventando quella che voleva lui. Ancora una volta si è visto un cliquet cui ci eravamo abituati ad assistere negli anni di Carlo Ancelotti, con il presidente Berlusconi che se ne usciva con dichiarazioni estemporanee e potenzialmente destabilizzanti ma poi supportava l'allenatore anche davanti alle scelte più difficili. Anche lo stesso Leonardo, anche quando la squadra andava piuttosto male, è stato sostenuto di fronte all'irritazione di giocatori importanti come Gattuso, Inzaghi o Seedorf.
Dopo la pausa invernale ancora permanevano molte perplessità. Il Milan infatti ha continuato a schierare spesso i famosi tre mediani, anche se ora uno dei tre era proprio il nuovo arrivo Van Bommel, capace anche di impostare l'azione. Una parziale modifica si è avuta quando è retrocesso fra i tre Clarence Seedorf, che ha impiegato del tempo ad adattarsi alla famosa posizione di “mezz'ala”, sempre presente nei discorsi di Allegri.
Nonostante una squadra piuttosto imballata per via del richiamo di preparazione si è visto il procedere della modifica tattica della squadra. A centrocampo, dove prima l'azione dipendeva molto dal dialogo fra i vari Pirlo, Seedorf e Ronaldinho, adesso la palla viaggiava molto più velocemente, seppur con minore precisione. A cambiare pelle non era solo il centrocampo, ma anche l'attacco, dove Zlatan Ibrahimovic diventava sempre meno goleador e sempre più facilitatore dell'azione, Robinho svariava lavorando tantissimo, cosa che Pato non era abituato a fare, e dietro le punte operava Boateng, dal piede non raffinatissimo ma molto abile negli inserimenti. Dopo qualche difficoltà iniziale il Milan con il nuovo schieramento ha trovato un equilibrio perfetto ed ha preso una marcia di crociera, i pareggi con Genoa e Lazio sono stati dimenticati a fronte delle vittorie contro Napoli e Juventus ed il vantaggio è aumentato.
I crucci erano riposti negli infortuni subiti da Pirlo ed Inzaghi, fuori per quasi tutta la stagione, quello meno grave di Boateng e le difficoltà di Pato che pareva avulso dal gioco della squadra. L'assenza di Boateng è stata colmata da Robinho, sempre disponibile ad adattarsi, e nella posizione di seconda punta si sono alternati Cassano e Pato, che però per un lungo periodo non riuscivano a convincere. Alla fine il lavoro di Allegri ha ottenuto risultati anche col giovane brasiliano, che dopo un difficilissimo inverno si è reinserito perfettamente nella squadra, certificando il suo ritorno ad alti livelli con una prestazione superba contro il Napoli.
Uscito l'allenatore dal vortice delle polemiche, era già pronto ad entrarci un nuovo personaggio, fino ad allora idolatrato da pubblico e critica. Zlatan Ibrahimovic. Dopo le belle vittorie contro Napoli e Juventus il Milan stava faticando tantissimo contro il Bari, finendo addirittura in svantaggio, quando Ibrahimovic si è lasciato andare ad un gesto nervoso che ha portato all'espulsione ed alla conseguente squalifica, pagata dalla squadra anche con la sconfitta contro un Palermo in crisi, sfruttata dall'Inter per riportarsi a soli 2 punti. Tutto in una sola sfida, decisiva, da disputarsi a ridosso del ritorno di Champions league contro il Tottenham, un ritorno che si era chiuso sul pareggio a reti inviolate, condannando un Milan che era stato sconfitto in casa all'eliminazione dopo un torneo con pochissimi momenti di gloria.
Il derby si disputava con presagi davvero negativi, l'Inter aveva cambiato allenatore a Natale, sostituendo un Benitez mai davvero ben inserito addirittura con l'ex cuore milanista Leonardo ed era in forma ed in grande rimonta ed a ridosso c'era anche il Napoli, pronto ad approfittare di cali delle milanesi.
Invece ancora una volta nei momenti difficili è emerso il cuore dei campioni, i giocatori del Milan hanno giocato un derby con veemenza ed attenzione tattica ed hanno prevalso nettamente, con un secco 3 a 0, trascinati da Pato, come già era avvenuto contro il Napoli. Mancavano ancora 7 partite alla fine del campionato, ma il Napoli ha avuto anche lui un periodo di difficoltà, l'Inter si è arresa ed il Milan ha potuto chiudere il campionato con due partite di anticipo, pareggiando nella capitale contro la Roma.
Il pregio principale del Milan è stata una difesa di ferro, protetta da un centrocampo solido. Dopo qualche mese di difficoltà durante la pausa natalizia è stato messo a punto un sistema difensivo davvero efficace che ha lasciato pochissime possibilità agli avversari. Buonissimi sono stati i campionati del portiere Abbiati, di Alessandro Nesta e, non senza una certa sorpresa, dei veterani Yepes e Zambrotta e del terzino Ignazio Abate. In difesa però ha giocato anche il giocatore simbolo di questa annata milanista, colui che secondo il parere unanime di tifosi, avversari e commentatori è stato il vero trascinatore della squadra, il brasiliano Thiago Silva, un giocatore agile e potente, tecnico ma ruvido in caso di necessità e, soprattutto, intelligente e tatticamente perfetto.
A centrocampo discreto è stato il campionato dei tre mediani, Flamini, Gattuso ed Ambrosini, tornati a buoni livelli dopo la parentesi non eccelsa dell'annata precedente, l'annata di Seedorf è stata incostante, tante partite incolori sono state però riscattate da prestazioni strepitose nelle partite decisive. Il “professore” ha giocato divinamente bene i due derby, contro il Napoli, nelle sfide con Tottenham, dimostrandosi un giocatore imprescindibile nei momenti più delicati e meritandosi la conferma. Kevin Prince Boateng è stata la grande sorpresa del campionato, ha avuto un inizio buono ma in sordina, fino a quando l'allenatore Allegri, vista la mancanza di Pato, avendo in Ibrahimovic e Robinho due punte abituate a svariare ed aprire spazi, ha deciso di provarlo nella posizione di trequartista. Boateng ha fatto a quel punto il salto di qualità, inserendosi alla perfezione nei meccanismi, diventando un trascinatore e l'idolo dei tifosi. Purtroppo a centrocampo c'è stata anche una sequela di infortuni che ha tolto prima dal campo, poi dai meccanismi della squadra un giocatore una volta imprescindibile, Andrea Pirlo, che ha infine preferito provare un rilancio altrove.
L'attacco infine è vissuto per mesi sulle prodezze di Zlatan Ibrahimovic, che ha sostenuto la squadra per molti mesi, specie in quei mesi invernali in cui Alexandre Pato proprio non riusciva ad inserirsi negli schemi di Allegri. In quei mesi però, fra infortuni e scarsa vena del giovane attaccante brasiliano, è riuscito a ritagliarsi un ruolo importante anche Robinho, una volta grande promessa del calcio paulista, acquistato a peso d'oro prima dal Real Madrid e poi dal Manchester City, che era reduce da un periodo oltremodo negativo che pareva metterne a rischio la carriera europea. Robinho ha avuto l'umiltà di mettersi al servizio della squadra, cosa non facile per un giocatore che addirittura Pelè aveva indicato come il suo erede alcuni anni prima.
Quando è arrivato il momento di difficoltà per Ibrahimovic Pato però era riuscito a superare le proprie difficoltà recuperando una forma ottimale e risultando decisivo nelle due partite più importanti dell'anno, le sfide del ritorno contro Napoli ed Inter.
In chiaroscuro invece i due giocatori più pubblicizzati, Ronaldinho prima e Cassano poi. Ronaldinho dopo un buon inizio è rimasto ai margini fino a che non è tornato in Brasile, al Flamengo, Cassano ha pagato la scarsa forma fisica e quel sospetto arrotondamento del giro vita, finendo spesso e volentieri in panchina, riuscendo sol a tratti a rendersi utile facendo girar palla e regalando diversi assist ai compagni.
Il vero protagonista dell'annata è stato però il massimo bersaglio degli strali dei tifosi nei mesi scorsi, quel Galliani che pareva aver perso smalto e non avere più la grinta e la fantasia per ricoprire con successo il suo ruolo. Quest'anno ha avuto un minimo di margine di manovra, grazie ai tanti contratti in scadenza, ed è tornato prepotentemente alla ribalta. In estate ha portato al Milan, tutti a condizioni di saldo, Ibrahimovic, Robinho e Boateng, a gennaio un decisivo Van Bommel ed un utile Cassano, ridando entusiasmo all'ambiente e competitività alla squadra. Non bisogna poi dimenticare che a parte il “regalo presidenziale”, quello Zlatan Ibrahimovic preso grazie ad uno stanziamento fuori budget, comunque a meno di un terzo di quanto l'aveva pagato il Barcellona un anno prima, gli altri giocatori sono arrivati quasi senza esborsi economici, finanziando il loro arrivo con cessioni o complesse operazioni come quelle con Genoa, che ha preso mezzo settore giovanile milanista in comproprietà.
Per il mercato estivo le premesso sono già state gettate. Le prime due esigenze, un terzino ed un difensore centrale, sono già state soddisfatte con due giocatori esperti col contratto in scadenza, il nigeriano Taye Taewo ed il francese Philippe Mexes, due giocatori buoni, non certo dei campioni che potranno trascinare il Milan ma due difensori adatti a svolgere i compiti che gli verranno affidati.
Con il Genoa è arrivato un accordo che ha portato al riscatto di Boateng e quasi tutti i giovani, al Genoa andrà il ricavato della vendita di Papastathopoulos e 12 milioni, poco di più di quanto il Milan ricaverà dalla cessione di Borriello alla Roma. Solo il giovane centravanti Beretta è rimasto con il cartellino in compartecipazione.
Oltre a tutto ciò quasi tutti i giocatori col contratto in scadenza hanno rinnovato accettando di guadagnare la metà o poco più di quanto guadagnavano lo scorso anno.
La maggior parte delle operazioni indispensabili è stata quindi già compiuta, si attendono un centrocampista forte, più probabilmente due, e qualche giovane, mentre si succedono le indiscrezioni, le voci di corridoio, conclusioni di contratti date per certe e smentite poco dopo in un vortice che rende impossibile capire le reali intenzioni del vicepresidente milanista. Proprio come ai bei tempi, Galliani è tornato ad essere il re del mercato, e sta riuscendo ad esserlo come non era mai stato capace di esserlo, cioè con un occhio al bilancio, pesando ogni euro e sfogandosi solo con il famoso “regalo presidenziale” che, secondo le dichiarazioni, dovrebbe arrivare anche questa stagione ed essere un centrocampista.
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